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    Alessio Bondì – Nivuru

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    “Nivuru” è il titolo del secondo secondo album di Alessio Bondì, prodotto da Fabio Rizzo per 800A Records.
    In siciliano, “Nivuru” significa Nero ed è il frutto del vissuto e di tutti gli ascolti sedimentati a partire dal suo primo lavoro “Sfardo”.
    Da sempre il nero ha assunto un significato ambivalente, di eleganza o lutto, prosperità o abisso ma, scientificamente, si manifesta perché non respinge nessuna luce: le assorbe tutte senza rilasciare alcun colore.
    La tracklist è la narrazione di un viaggio dentro la freschezza e la sensualità della Sicilia, terra di origine dell’artista palermitano, tra ritmi vivaci e sospensioni improvvise.

    Dall’afro-funk alla musica brasiliana il sound di “Nivuru” è, oggi, più che mai articolato, ricco di percussioni e arrangiamenti sorprendenti, senza togliere spazio spazio a momenti in cui la chitarra e la voce vellutata di Bondì si prendono la scena.
    Un artista unico nel nostro panorama nazionale che è riuscito ad imporsi anche all’estero con il suo coraggio e personalità. Una voce che colpisce e rapisce al di là della comprensione del testo, un autore dal sangue misto che non a caso è stato definito “una via di mezzo tra Rosa Balistreri e Jeff Buckley”. Più Rufus Wainwright, Stevie Wonder e Caetano Veloso, aggiungeremmo noi.
    Tutti e nove i brani possono essere considerati canzoni d’amore, una sorta di fenomenologia del rapporto a due: dal corteggiamento (“Dammi Una Vasata”), alla fantasia di volare sul mare per azzerare la distanza dalla propria amata (“L’Amuri Miu Pi Tia”); dalle promesse di amore dal sapore antico per di dire “ti amo” (“Puddicinu a Luna”), al rapporto travagliato tra padre e figlio, ispirato dalla storia vera di un pilota palermitano di Formula 1 (“Un Favuri”) o a quello disastroso tra un voyeur e la donna desiderata (“Savutu”); dal maremoto che provoca la fine di una storia (“Si Fussi Fimmina”) all’isolamento che ne consegue (“Cafè”).

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    Sergio Beercock – Wollow

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    Sergio Beercock, nato a Kingston upon Hull in Inghilterra nel 1990 da madre siciliana e padre inglese, è un artista poliedrico che, nonostante la giovane età, si muove con disinvoltura tra musica e teatro. “Wollow” è il suo debutto discografico, al culmine di un periodo intenso che lo ha visto impegnato prima in tour teatrali con spettacoli molto apprezzati da pubblico e critica, e poi in una full immersion artistica che lo ha portato a concepire questo primo album.

    “Wollow” è un vero e proprio viaggio tra i luoghi, i suoni e i colori che più hanno influenzato Beercock: i borghi dello Yorkshire in cui è nato, i casolari rurali della Sicilia in cui è cresciuto, il riverbero delle Ande sudamericane che ha scoperto da adolescente, o i sobborghi urbani delle grandi città e le loro innumerevoli storie invisibili.

    Tim Buckley, Nina Simone, Pedro Aznar e Bert Jansch sono i primi riferimenti a cui si pensa ascoltando questo disco, nel quale gemme folk minimali come Reason, Pennies o Battle For Attention convivono con episodi più direttamente collegati alla tradizione inglese come The Barley And The Rye o Century, passando per le atmosfere nordiche di Naked e Beauty Of The Dirt e quelle più sudamericane di An Exaggerated Song, Jester e Silencio.

    Tutto questo è mescolato in un sogno in cui la voce a volte narra, a volte crea, a volte si comporta da strumento musicale per accompagnare l’ascoltatore verso un racconto intimo che in più di un’occasione all’interno del disco vira sorprendentemente verso l’allucinazione e la psichedelia.

    Sergio Beercock ha suonato pressoché tutti gli strumenti coinvolti nell’album: è arrivato in studio armato di guitalele e voce con l’intenzione di “fotografare” ciò che era avvenuto dal vivo nell’ultimo anno, nel quale in tanti in giro per la Sicilia si sono accorti del suo talento. L’incontro artistico con il produttore Fabio Rizzo (già al lavoro con Alessio Bondì, Nicolò Carnesi, Dimartino, il Pan del Diavolo, Fabrizio Cammarata e altri) ha però generato scintille inaspettate, che hanno rivelato un Beercock formidabile polistrumentista in grado di suonare dal charango al pianoforte, dal flauto boliviano ai synth, fino a percussioni di ogni tipo, compreso il proprio corpo.

    “Wollow” è stato prodotto durante un periodo di residenza artistica all’interno del nuovo spazio “Indigo Music” , creato da 800A Records insieme a un gruppo di professionisti della musica nella cornice di Palazzo Lampedusa a Palermo. L’uscita del disco è anticipata dal videoclip del primo singolo estratto, “Battle For Attention”, realizzato da Fabio Leone, Antonella Barbera e lo stesso Sergio Beercock.

    Credits:

    Testi e musica di Sergio Beercock, eccetto “The Barley And The Rye” (traditional) e “Silencio” (Pedro Aznar).

    Prodotto, registrato e mixato da Fabio Rizzo a Indigo, Palermo.

    Masterizzato da Andrea De Bernardi a Eleven Mastering, Busto Arsizio.

    Management & Booking: Oriana Guarino – oriana@indigomusic.it

    Ufficio stampa: Gabriele Lo Piccolo – info@gabrielelopiccolo.it – 3204424268