indie pop

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    Aurora D’Amico – So many things

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    “So many things” è il diario personale di Aurora, “scritto in periodi diversi, in Paesi diversi e volutamente aperto al resto del mondo, con qualche segreto nascosto tra le righe e tantissime storie in cui spero anche altri riusciranno a rispecchiarsi. Un disco in cui si mischiano passato, presente e futuro; ricordi, dubbi e speranze. Così tante cose che si muovono a velocità diverse, ma che caratterizzano la vita di ognuno di noi allo stesso modo”, racconta la cantautrice.

    Composto da 10 brani folk rock, tutti scritti da Aurora, il percorso di “So many thing” inizia con “In the landscape” dal retro di una macchina in viaggio tra le campagne dello Yorkshire, in cerca della fortuna che molti cercano fuori dal proprio Paese. Ricerca che crea distanze che non si riescono più a riavvicinarsi in “Oceans between us”. Subito però arriva “Human being” un inno alla vita, per tutti coloro che non rinunciano a viverla nonostante le difficoltà e in “The one who fell instead” improvvisamente capisci come mai è andata così com’è andata. Il disco prosegue attraverso i mondi paralleli di “Rhythm and sound”, i continui viaggi in America di “A way for me”, il cambiamento di “Changing for you” e il racconto di una storia d’amore (“What you knew before”). L’album giunge al crepuscolo con la consapevolezza dell’importanza del saper rinunciare di “My heart, my mind, my hand”, ma con così tante cose da dire (la titletrack “So many things”) che, alla fine, “preferisco sedermi in silenzio sul pavimento e lasciare che sia la musica a parlare”.

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    Sergio Beercock – Human Rites

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    “Human Rites è il titolo del secondo disco di Beercock, artista anglo-italiano che dopo l’esordio nel 2017 con Wollow ha deciso di spingersi oltre nell’esplorazione della voce e delle sue possibilità, lasciandosi influenzare da pop, soul, elettronica e gospel.

    Il disco è composto da undici tracce ed è costruito tutto su beat e influenze urban che incontrano e abbracciano la black music. L’apertura è affidata a “See You Around The Bend”, un brano sensuale e corale nel quale la voce, intesa come strumento musicale vero e proprio, si lascia rendere affascinante dalle sue mille sfumature che si accompagnano al movimento del corpo, unico vero habitat dell’uomo. Il corpo e la voce dunque, due linguaggi così umani e così artistici allo stesso tempo: la musica è la liturgia perfetta per esprimersi attraverso il loro codice dal potere universale. Beercock naviga in mezzo ad un mare di sensazioni, idee, emozioni, che assorbono il concetto musicale all’interno di una dimensione ancestrale, sacra, tribale, tra una “You And Your Nudity” in grado di sprigionare tutta l’umanità della poesia e una “Cling” che è un canto sulla separazione, uno dei temi chiave di questo 2020.

    Human Rites è un disco nudo, spogliato degli artifici sonori spesso confusionari e magmatici di questo periodo, ideato per restituire un ruolo di primo piano alla passionalità e alla potenza unica della voce.”

    Recensione di Marco Del Casale, su rockit.it