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T-shirt Addio Pizzo “Formiche”
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“Figli di nessuno” (800A Records) è il primo album de Le Formiche, rock band nata nel 2010 e formata da Giuseppe LaFormica (chitarra e voce), Roberto Calabrese (batteria), Carmelo Drago (basso) e Valerio Mina (chitarra).
Giunte alla prima prova sulla lunga distanza dopo i singoli “Le Bombe” e “Francisco”, Le Formiche dimostrano qui tutta la propria anima autoriale e un'innata capacità di racconto.
Il disco è concepito come una collezione di storie, fatti, personaggi e ogni traccia è il capitolo di un libro che trae ispirazione dalla vita vera in quartieri difficili di una città come quella da cui proviene la band, Palermo. Storie da prigione, criminali e avvoltoi, ma anche amori, sentimenti forti, aspirazioni, sogni e voglia di riscatto.
Lungi dal voler stabilire una propria morale o definire cosa è giusto e sbagliato, Le Formiche conducono, attraverso queste undici tracce, un viaggio musicale nella realtà quotidiana che li circonda, traendo ispirazione per le proprie tessiture sonore dai maestri di sempre Johnny Cash, Bob Dylan, Talking Heads, Clash o gli italiani Francesco De Gregori e Vasco Rossi.
Dall'urlo generazionale della traccia d'apertura “Non ho un lavoro”, passando per ballate come “Fortuna” o “Mio fratello”, fino alla struggente “Sam Cardinella”, che è la storia vera di un condannato a morte giustiziato a Chicago nel 1921.
Un commento a parte merita il brano “Storie da prigione” (che dà anche il nome ad un progetto di concerti nelle carceri portato avanti in questi mesi dalla band): “Si chiudono i cancelli e quando sento alle mie spalle il rumore del ferro che isola il carcere dal resto del mondo, lo stomaco si contrae e inizio a pensare. Penso a noi, a tutte le persone che stanno portando avanti questo lavoro, penso che devo andare dritto come un treno e guardare in faccia tutti i detenuti per trasmettere loro speranza; portarli mentalmente fuori e al di là di quei cancelli e lasciare che la musica faccia il suo lavoro e risuoni dentro di loro, ora e dopo che saremo andati via…” G. La Formica.
“Figli di nessuno” è stato prodotto da Fabio Rizzo e registrato interamente a Palermo nei nuovi studi della 800A Records, che con i Waines e questo disco de Le Formiche inaugura il proprio catalogo in vinile. Il mix è stato affidato a JD Foster presso il Montrose Studio di Richmond, negli Stati Uniti e il sound che risulta da questa collaborazione internazionale è un perfetto mix di canzone d'autore italiana e sound americano, con forti influenze anni '60 e '70.
Questa la tracklist: “Non ho un lavoro”; “Storie da prigione”; “Fortuna”; “Le Bombe”; “Sam Cardinella”; “Francisco”; “Occhio per Occhio”; “E' la legge”; “Mio Fratello”; “Figli di Nessuno”.
“Skint and Golden” è un album “soul” non solo musicalmente ma anche nel senso più letterale del termine: questo è un disco con una grande “anima”. Registrato tra Manchester in Inghilterra (base del chitarrista e autore Paolo Fuschi) e Palermo (casa del cantautore e giramondo Fabrizio Cammarata), l'album è il risultato di un desiderio che i due amici avevano coltivato per più di dieci anni: scrivere insieme un disco che avesse come capisaldi spontaneità e suoni caldi.
L'album esce esclusivamente in vinile 12″ per l'etichetta palermitana 800A Records, distribuito da Audioglobe. “My Salvation”, il primo singolo estratto, è uscito l'estate scorsa in digitale ed è entrato subito in rotazione su Rai Radio2.
“Paolo è un musicista immenso”, dice Fabrizio Cammarata, “l'unico amico con cui condivido un certo amore per il Soul, il Blues, il Reggae, la Motown, il Funk, Miles Davis e tanti altri. Tutto è iniziato per caso, una mattina avevo quest'idea per la testa. Ecco cosa volevamo: due artisti diversi che si unissero per creare qualcosa che fosse inedito, nuovo per entrambi. Abbiamo scritto alcune canzoni a Milano, le abbiamo registrate a Manchester con amici di Paolo, musicisti di spicco nella scena mancuniana. Abbiamo missato a Palermo e masterizzato in Austria e California. Fra la telefonata di fine aprile in cui l'idea è nata e il mastering finale sono passati pochi mesi. Un disco spontaneo al 100%…”
Love songs and work songs quindi in “Skint And Golden”, dove “skint” è una parola mutuata dallo slang britannico per dire “al verde”, una parola che anche le generazioni governate dalla Thatcher conoscono fin troppo bene. Ed è da questo dramma contemporaneo che nasce la consapevolezza che anche con poco ci si può sentire “dorati” e solari, privilegiati per il puro fatto di poter dare alla luce un disco solo volendolo, poiché il sogno è la ricchezza senza possesso.
Fabrizio Cammarata col suo ultimo album “Rooms” ha guadagnato grandi consensi di critica e airplay in tutta Europa, anche grazie al lavoro del produttore JD Foster (Marc Ribot, Capossela, Calexico) e i featuring di Joey Burns e Jairo Zavala (Calexico/Depedro). Fabrizio ha suonato con Patti Smith, Ben Harper, James Morrison, Xavier Rudd, Daniel Johnston, Spain, Tamikrest e ha partecipato a festival come SXSW, Eurosonic, Reeperbahn fra gli altri.
Paolo Fuschi è nato a Palermo ma vive in UK da più di 10 anni, diventando grazie alle proprie qualità chitarristiche e compositive, un nome ben noto nella scena musicale di Manchester. È membro della band del cantautore Sam Gray, è stato in tour con Peter André per i più prestigiosi palchi britannici, come la London O2 Arena, e porta avanti altri progetti con Steve White (batterista storico di Paul Weller), Damien Minchella (Ocean Colour Scene), e Julie Gordon (ex Happy Mondays).
Sergio Beercock, nato a Kingston upon Hull in Inghilterra nel 1990 da madre siciliana e padre inglese, è un artista poliedrico che, nonostante la giovane età, si muove con disinvoltura tra musica e teatro. “Wollow” è il suo debutto discografico, al culmine di un periodo intenso che lo ha visto impegnato prima in tour teatrali con spettacoli molto apprezzati da pubblico e critica, e poi in una full immersion artistica che lo ha portato a concepire questo primo album.
“Wollow” è un vero e proprio viaggio tra i luoghi, i suoni e i colori che più hanno influenzato Beercock: i borghi dello Yorkshire in cui è nato, i casolari rurali della Sicilia in cui è cresciuto, il riverbero delle Ande sudamericane che ha scoperto da adolescente, o i sobborghi urbani delle grandi città e le loro innumerevoli storie invisibili.
Tim Buckley, Nina Simone, Pedro Aznar e Bert Jansch sono i primi riferimenti a cui si pensa ascoltando questo disco, nel quale gemme folk minimali come Reason, Pennies o Battle For Attention convivono con episodi più direttamente collegati alla tradizione inglese come The Barley And The Rye o Century, passando per le atmosfere nordiche di Naked e Beauty Of The Dirt e quelle più sudamericane di An Exaggerated Song, Jester e Silencio.
Tutto questo è mescolato in un sogno in cui la voce a volte narra, a volte crea, a volte si comporta da strumento musicale per accompagnare l’ascoltatore verso un racconto intimo che in più di un’occasione all’interno del disco vira sorprendentemente verso l’allucinazione e la psichedelia.
Sergio Beercock ha suonato pressoché tutti gli strumenti coinvolti nell’album: è arrivato in studio armato di guitalele e voce con l’intenzione di “fotografare” ciò che era avvenuto dal vivo nell’ultimo anno, nel quale in tanti in giro per la Sicilia si sono accorti del suo talento. L’incontro artistico con il produttore Fabio Rizzo (già al lavoro con Alessio Bondì, Nicolò Carnesi, Dimartino, il Pan del Diavolo, Fabrizio Cammarata e altri) ha però generato scintille inaspettate, che hanno rivelato un Beercock formidabile polistrumentista in grado di suonare dal charango al pianoforte, dal flauto boliviano ai synth, fino a percussioni di ogni tipo, compreso il proprio corpo.
“Wollow” è stato prodotto durante un periodo di residenza artistica all’interno del nuovo spazio “Indigo Music” , creato da 800A Records insieme a un gruppo di professionisti della musica nella cornice di Palazzo Lampedusa a Palermo. L’uscita del disco è anticipata dal videoclip del primo singolo estratto, “Battle For Attention”, realizzato da Fabio Leone, Antonella Barbera e lo stesso Sergio Beercock.
Credits:
Testi e musica di Sergio Beercock, eccetto “The Barley And The Rye” (traditional) e “Silencio” (Pedro Aznar).
Prodotto, registrato e mixato da Fabio Rizzo a Indigo, Palermo.
Masterizzato da Andrea De Bernardi a Eleven Mastering, Busto Arsizio.
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